lunedì 8 febbraio 2016

Essere felici col computer rotto

Il mio mac è rotto da settembre e da settembre sto utilizzando il computer di Jakub, è stata dura all'inizio condividere qualcosa che per me simboleggia il cassetto della biancheria intima, ma mi sono abituata.
Non voglio creare un post in relazione alla mia perdita (molto importante per me, per quanto non compresa dalle persone che non usano il computer come mezzo per creare -leggi scrivere-), ma voglio trasmettere il mio disagio, perché va a finire che scrivo quando nessuno mi capisce.
Ho anche pensato, piuttosto a lungo, che fosse colpa mia, che forse non ho ancora imparato a spiegarmi a voce, ma il semplice fatto è che creare le frasi in un susseguirsi di parole nel silenzio di una camera, non è come spiegare quello che ci attanaglia a voce.
Per quanto sia frustrante copiare e incollare le lettere accentate, non avendo più la tastiera italiana, ci voglio provare lo stesso, perché mi manca scrivere sul Web, mi manca trasformare la mia vita attraverso la scrittura, in modo che non necessariamente diventi accessibile, ma che comunque fluisca fuori e non solo intorno a me in un circolo vizioso.

Mi piace parlare di me, se qualcuno è interessato ad ascoltare, ma mi piace di più scrivere, improvvisamente si disegnano più opzioni per spiegarsi e se sono abbastanza astuta da evolvere il mio stile nella direzione giusta, può anche darsi che nessuno mi giudichi, perché non lascio spazio alle  riflessioni. Ciò che scrivo è diretto, per quanto velato, arriva dove deve arrivare e se non arriva, vuol dire che il lettore è nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Sto cercando di essere molto sincera con me stessa e per quanto sia una cosa che ho sempre tenuto presente, è molto difficile da mettere in atto. Il mio cervello mi induce continuamente nei meccanismi sbagliati, nei sotterfugi, cazzate prevalentemente, e lottare contro il proprio cervello, per quanto indispensabile, non è mai una cosa piacevole... anche se ritengo sia naturale.
La bugia rimane sempre sullo sfondo, come il rettangolo meno sbiadito sulla carta da parati una volta tolto un quadro. Basta guardare bene e dire la verità a voce alta nella propria testa, pronunciare quelle parole e attraversare la paura di mettersi in una situazione scomoda di cui si è perfettamente consapevoli. Perché non abbiamo paura del giudizio, nessuno oltre a noi sa cosa stiamo attraversando, eppure agiamo come se ne avessimo. Siamo solo terrorizzati di concretizzare quei pensieri retrostanti e di prenderci le nostre responsabilita verso noi stessi. Credo che una gran parte della vita sia proprio attraversare le diverse fasi della propria evoluzione spirituale, intellettuale e fisica. Io ho cominciato molti anni fa e solo nell'ultimo anno ho trascinato la roccia in cima alla montagna, per poi semplicemente lasciarla rotolare dall'altra parte.
Non mi piaceva il mio corpo, adesso mi piace. Ero spaventata, ansiosa, arrabbiata, perennemente tesa, adesso sono felice, perfettamente in pace con me stessa. Non so come sia successo, ricordo qualche passaggio sparso nella mia crescita e non credo ci sia stato il momento in cui io abbia detto “adesso basta, si cambia”, ricordo solo la salita, l'incredibile stanchezza e proprio quando ho spremuto l'ultima goccia della mia fatica e della pazienza, mi sono trovata in cima, ad osservare questo splendito panorama che è la mia vita, a debita distanza ho visto anche tante piccole tappe collegate tra di loro da percorsi tortuosi, da mostri e paludi... una specie di gioco dell'oca horror hard core.
Sono incredibilmente felice di non essere più là sotto, non ho alcuna intenzione di tornarci. E non importa quanti giorni di merda ho davanti, quanto sarà difficile e triste, io non scendo, rimango felice.
Ho semplciemente capito che essere felici non è essere perenemente sorridenti come degli idioti, ma significa mantenere la pace interiore quando va tutto a puttane, capire cosa succede dentro e intorno e agire di conseguenza, realizzare che niente è terribile come sembra, che gli artigli fuori dalla finestra non sono altro che alberi... a volte basta aspettare l'alba per rendersene conto, altrimenti basta avvicinarsi. Essere felici vuol dire anche accettare il benessere quando arriva, invece che vivere in questa continua domenica in seguito al sabato dell villaggio, quel sabato che nessuno si è goduto comunque, perché Leopardi rende tristi anche le cose felici.
Andare attraverso le proprie paure è la cosa più difficile da fare! Parlare a qualcuno aspettandosi il rigetto, buttarsi in un nuovo progetto senza capo né coda, prendere un biglietto di sola andata, alzarsi nel bel mezzo del ristorante pieno e andare in bagno (suona ridicolo, ma l'ansia è una cosa complessa e incomprensibile a chi non la prova), dire a qualcuno che ciò che sta facendo non ci rende felici, o confessare ai propri genitori che se avessi seguito il cammino che ti hanno indicato saresti sprofondato nel baratro. Ma ancora più difficile è capire i propri desideri e non lasciarsi fermare da niente per fare il primo passo. Vi diranno che la cosa non vi porterà soldi, che valete più di quello, che è solo un hobby e che ci vuole sempre un piano B; e voi... voi avete due scelte, seguire i consigli di chi non vive la vostra vita e morire dentro neanche troppo lentamente, o ammettere a voi stessi che non avete scelta e che possono andare tutti affanculo.




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