Il
mio mac è rotto da settembre e da settembre sto utilizzando il
computer di Jakub, è stata dura all'inizio condividere qualcosa che
per me simboleggia il cassetto della biancheria intima, ma mi sono
abituata.
Non
voglio creare un post in relazione alla mia perdita (molto importante
per me, per quanto non compresa dalle persone che non usano il
computer come mezzo per creare -leggi scrivere-), ma voglio
trasmettere il mio disagio, perché va a finire che scrivo quando
nessuno mi capisce.
Ho
anche pensato, piuttosto a lungo, che fosse colpa mia, che forse non
ho ancora imparato a spiegarmi a voce, ma il semplice fatto è che
creare le frasi in un susseguirsi di parole nel silenzio di una
camera, non è come spiegare quello che ci attanaglia a voce.
Per
quanto sia frustrante copiare e incollare le lettere accentate, non
avendo più la tastiera italiana, ci voglio provare lo stesso, perché
mi manca scrivere sul Web, mi manca trasformare la mia vita
attraverso la scrittura, in modo che non necessariamente diventi
accessibile, ma che comunque fluisca fuori e non solo intorno a me in
un circolo vizioso.
Mi
piace parlare di me, se qualcuno è interessato ad ascoltare, ma mi
piace di più scrivere, improvvisamente si disegnano più opzioni per
spiegarsi e se sono abbastanza astuta da evolvere il mio stile nella
direzione giusta, può anche darsi che nessuno mi giudichi, perché
non lascio spazio alle riflessioni. Ciò che scrivo è diretto,
per quanto velato, arriva dove deve arrivare e se non arriva, vuol
dire che il lettore è nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Sto
cercando di essere molto sincera con me stessa e per quanto sia una
cosa che ho sempre tenuto presente, è molto difficile da mettere in
atto. Il mio cervello mi induce continuamente nei meccanismi
sbagliati, nei sotterfugi, cazzate prevalentemente, e lottare contro
il proprio cervello, per quanto indispensabile, non è mai una cosa
piacevole... anche se ritengo sia naturale.
La
bugia rimane sempre sullo sfondo, come il rettangolo meno sbiadito
sulla carta da parati una volta tolto un quadro. Basta guardare bene
e dire la verità a voce alta nella propria testa, pronunciare quelle
parole e attraversare la paura di mettersi in una situazione scomoda
di cui si è perfettamente consapevoli. Perché non abbiamo paura del
giudizio, nessuno oltre a noi sa cosa stiamo attraversando, eppure
agiamo come se ne avessimo. Siamo solo terrorizzati di concretizzare
quei pensieri retrostanti e di prenderci le nostre responsabilita
verso noi stessi. Credo che una gran parte della vita sia proprio
attraversare le diverse fasi della propria evoluzione spirituale,
intellettuale e fisica. Io ho cominciato molti anni fa e solo
nell'ultimo anno ho trascinato la roccia in cima alla montagna, per
poi semplicemente lasciarla rotolare dall'altra parte.
Non
mi piaceva il mio corpo, adesso mi piace. Ero spaventata, ansiosa,
arrabbiata, perennemente tesa, adesso sono felice, perfettamente in
pace con me stessa. Non so come sia successo, ricordo qualche
passaggio sparso nella mia crescita e non credo ci sia stato il
momento in cui io abbia detto “adesso basta, si cambia”, ricordo
solo la salita, l'incredibile stanchezza e proprio quando ho spremuto
l'ultima goccia della mia fatica e della pazienza, mi sono trovata in
cima, ad osservare questo splendito panorama che è la mia vita, a
debita distanza ho visto anche tante piccole tappe collegate tra di
loro da percorsi tortuosi, da mostri e paludi... una specie di gioco
dell'oca horror hard core.
Sono incredibilmente felice di non essere più là sotto, non ho alcuna intenzione di tornarci. E non importa quanti giorni di merda ho davanti, quanto sarà difficile e triste, io non scendo, rimango felice.
Sono incredibilmente felice di non essere più là sotto, non ho alcuna intenzione di tornarci. E non importa quanti giorni di merda ho davanti, quanto sarà difficile e triste, io non scendo, rimango felice.
Ho
semplciemente capito che essere felici non è essere perenemente
sorridenti come degli idioti, ma significa mantenere la pace
interiore quando va tutto a puttane, capire cosa succede dentro e
intorno e agire di conseguenza, realizzare che niente è terribile
come sembra, che gli artigli fuori dalla finestra non sono altro che
alberi... a volte basta aspettare l'alba per rendersene conto,
altrimenti basta avvicinarsi. Essere felici vuol dire anche accettare
il benessere quando arriva, invece che vivere in questa continua
domenica in seguito al sabato dell villaggio, quel sabato che nessuno
si è goduto comunque, perché Leopardi rende tristi anche le cose
felici.
Andare
attraverso le proprie paure è la cosa più difficile da fare!
Parlare a qualcuno aspettandosi il rigetto, buttarsi in un nuovo
progetto senza capo né coda, prendere un biglietto di sola andata,
alzarsi nel bel mezzo del ristorante pieno e andare in bagno (suona
ridicolo, ma l'ansia è una cosa complessa e incomprensibile a chi
non la prova), dire a qualcuno che ciò che sta facendo non ci rende
felici, o confessare ai propri genitori che se avessi seguito il
cammino che ti hanno indicato saresti sprofondato nel baratro. Ma
ancora più difficile è capire i propri desideri e non lasciarsi
fermare da niente per fare il primo passo. Vi diranno che la cosa non
vi porterà soldi, che valete più di quello, che è solo un hobby e
che ci vuole sempre un piano B; e voi... voi avete due scelte,
seguire i consigli di chi non vive la vostra vita e morire dentro
neanche troppo lentamente, o ammettere a voi stessi che non avete
scelta e che possono andare tutti affanculo.
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