sabato 26 settembre 2015

La mia individualità

È tutto il giorno che ho i piedi freddi, è la sensazione che odio di più al mondo. È una giornata gradevole, lavorativa, creativa, tranquilla... eppure non riesco proprio a scaldarmi i piedi.
È qualcosa di non detto, tenuto dentro, come mio solito... Ora che la mamma sta manifestando tutti i disagi psichici, risultato di un carattere forte ma uno spirito sensibile, capisco da chi ho preso. Sono riuscita a disarmarmi della permalosità di papà e vivo meglio. C'è ancora tanto da fare per diventare intangibile, ma sono sulla buona strada. Eppure questa testardaggine emotiva della mamma non si decide a lasciarmi e continuo a divorarmi dall'interno.

Tutto ciò che mi hanno passato i miei genitori mi è servito, ne ho fatto buon uso, nel bene e nel male... ma non ne ho più bisogno, queste abitudini che si passano di generazione in generazione sono solo catene. So che devo liberarmene, ma una parte di me è affezionata persino a questi modi di fare di merda per cui ci infliggiamo del male da soli. Potessi, prenderei a schiaffi mio padre, per esempio. E forse nella mia testa dovrei permettermelo qualche volta. Siamo così abituati a bloccare persino i nostri pensieri, come se fossero le nostre azioni o i nostri più profondi desideri, come se odiassimo i nostri genitori davvero... Ma è solo la lotta per la propria individualità, niente più, dobbiamo permettercelo. I nostri pensieri ci appartengono.


Sono così fiera di chi sono, in questo momento me ne sto seduta qui e mi sento orgogliosa, non più in ansia... non ci sono ritardi sulla vita, vivo e basta e lotto per ciò che amo... di chi ho bisogno per amare ciò che amo? Per creare... di nessuno. 
Ema diceva sempre "per i tuoi bisogni emotivi ci sono certe persone, per i bisogni creativi... altre. Prima lo accetti e prima diventi felice". Voleva dire, credo, che non si può condividere tutto con tutti ed aspettarsi che capiscano, anche se ci amano davvero profondamente.
E questo mio orgoglio, queste mie comprensioni non sono merito di mamma e papà, ma delle mie personali sofferenze, delle persone con cui ho scelto di passare il mio tempo, sono scelte mie, sono cose mie, tutto mio. Sono io.

Amo i miei genitori, ma non posso più pormi limiti per abitudini e scuse genetiche. Non ho più 5 anni per sbolognare la colpa su loro. Ne ho 27, quasi, e mi sto per sposare. Sto creando la mia piccola famiglia per scelta. Non è facile, dio non lo è... Lo odio! E ho cominciato a odiare Jakub qualche volta, come lui ha cominciato a odiare me, ma è una cosa diversa che ci dobbiamo concedere, basta capire che è come respirare, l'amore va e viene, il cuore si riempie e si svuota, costantemente, è il ciclo della vita e non può essere altrimenti. Una cosa buffa che avevo notato tanti mesi fa, è che quando io e lui litighiamo, continuiamo a tenerci per mano, o a mantenere una posizione incoerente riguardo a ciò che sta succedendo. Per esempio una volta stavamo discutendo di qualche cosa, svaccati sul divano, e io avevo le mie gambe sopra le sue e lui continuava ad accarezzarmele automaticamente... Eravamo arrabbiati e non ci stavamo capendo, ma i nostri corpi dicevano che sarebbe andato tutto bene.

Insomma, per dire che "odiarsi" è giusto, perché siamo individui e non bolle di sapone che si fondono, siamo solidi e abbiamo ossa appuntite e resistenti, sangue bollente e un cuore ribelle, se vogliamo stare insieme... dobbiamo rimanere liberi... e selvaggi. Solo in modo umano.

Nonostante i piedi ormai prossimi all'amputazione per ibernazione, sto bene. Ho i Porcupine Tree a palla e non piacciono né ai miei né a Jakub, anzi, me li aveva fatti ascoltare un ex di cui adesso nemmeno voglio sentir parlare, quindi è una mia scelta indiretta, è un mio momento... perché mai dovrei condividerlo? Persino al loro concerto sono andata da sola ed è stato bellissimo! Avevo pure speso gli ultimi soldi per un b&b di merda, dove però c'era la TV e su MTV davano Time Flies dei Porcupine appunto e io mi sono sentita tanto trasgressiva a fumare una sigaretta alla finestra (con le sbarre e senza vista), da sola da qualche parte a Bologna... Era un mio momento anche quello. 
Piano piano comincio a essere fiera di ciò che piace solo a me, è un po' come staccarsi dai propri genitori, mentalmente, non fisicamente, è la cosa più importante. Perché cercare sempre la condivisione? L'approvazione... La pacca sulla spalla. Brava Nina, Brava! Solo io decido se sono brava, se poi a qualcuno piace pure qualcosa che creo o che piace anche a me, potremmo essere amici! Non è così che nascono alcune amicizie?

Ci pensate mai... Quando si è sviluppata in voi la voglia di condividere così ossessivamente qualcosa di tanto privato e prezioso come una canzone che ascoltate nei momenti difficili o allegri della vostra vita? Non è inquietante? Io prima la mandavo solo a chi credevo potesse piacere, era un magico rito, un piccolo segreto tra me e l'altro ascoltatore. Se siete artisti e pubblicate i vostri lavori, è diverso... perché, come dice Andrea, le creazioni sono come i figli, una volta fuori non sono più tuoi (in un certo senso, specifico, sennò viene ansia anche a me).

Insomma, in serate come questa, in cui sono da sola e coi piedi freddi, con a palla uno dei miei gruppi preferiti e gli occhi lacrimanti per il poco sonno, capisco chi sono veramente, capisco cosa voglio e cosa mi piace, recupero la mia individualità, non esiste nessuno all'infuori di me. Gli errori, la genetica, l'attaccamento... nulla ha importanza. Solo i miei piedi :)



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