lunedì 10 febbraio 2014

Nuove sfide da non prendere troppo sul serio

Dopo mesi di lavoro minuzioso e quasi maniacale, è arrivato il momento di tirare le somme. Ho frugato nei meandri della mia memoria fino alla nausea, ho eliminato qualsiasi persona che mi facesse soffrire inutilmente, ho tolto il superfluo, ho smesso con i miei stupidi vizi emotivi, con la manipolazione, ho affrontato i miei genitori, ho smesso di avere rancori.
Ma ho questa sensazione come se cercassi di lavare via l'olio con l'acqua fredda e senza sapone, sto sbagliando qualcosa.

Se so esattamente cosa voglio, perché non riesco a crederci fino in fondo? Vorrei dire... va meglio, va molto meglio, ma le persone non ascoltano, non ancora. Mi trovo a troncare frasi a metà, mortificata, delusa, ferita, perché nessuno ascolta, non ancora. Ci sono ancora le briciole nel mio letto, le sento non appena mi sdraio e spengo la luce, le sposto coi piedi, ma so che sono lì e che basta un movimento soltanto per ritrovare il disagio. Devo accendere la luce, devo cambiare le lenzuola. Devo decidermi a farlo. Non posso continuare ad aggrapparmi a un mito, non posso continuare a essere così pigra. Questa è la realtà, sono pigra, pigrissima e il lavoro che sto facendo non è sufficiente, ne ho le prove e sono queste notti in cui sto di merda e non trovo il coraggio di telefonare a qualcuno che so possa capire. È il riverbero di un'abitudine marcia, e comoda...

Ancora mi rifugio nei libri, nei film, ancora non mi lascio andare del tutto quando le cose belle capitano e ne stanno capitando come mai in vita mia! Perché ho il netto presentimento che qualcuno mi stia prendendo in giro? Che prima o poi la pacchia finisca...

Percepisco tutto come una sfida, anche quando gioco da sola, soprattutto quando gioco da sola. E mi consumo, raschio il fondo fino ad ottenere lo stridio fastidioso. Prendo troppe cose sul serio, mi agito, mi appassiono e mi sento demente. Perché sono da sola. Perché sono sola. Corro, prendo direzioni a caso, l'importante è non fermarsi, mai una volta qualcuno mi avesse afferrato il braccio chiedendomi cosa cazzo stessi facendo. Sento solo persone urlare frasi indistinte, capto le parole chiave che mi fanno solo venire voglia di fuggire più lontano. Mi convinco di cose sbagliate e cose sbagliate accadono. 

Adesso ho bisogno di una cosa nella mia vita, una cosa qualunque tra quelle che amo, e lasciarmi andare, ciecamente. Continuo a crearmi scuse, difficoltà, ma resisto (resisto alle difficoltà che in gran parte da sola mi creo)... Stabilisco un punto di arrivo, ma corro ad occhi chiusi e lo supero senza godermi la vittoria. La Natura non ha fretta, e così non dovrei averne nemmeno io. So andare in alto senza prima toccare il fondo, l'ho detto, ma è ora di imparare a godersi l'ascesa. Ecco cosa devo fare adesso.

Ci sono così tante cose da fare ancora, così tante... Ma continuo a ripetermi che ce la farò e come disse un'attrice russa in un film di quelli vecchi, classici e ambientati a Mosca: "riuscirò ad essere felice lo stesso, anche se senza di te". Chiunque salga a bordo è il benvenuto, chiunque decida di scendere non si porterà più via niente di mio, perché non mi attaccherò più alle cose, perché non elemosinerò più niente, perché rimarrò solo io, cara e familiare a me stessa. 

Mi voglio bene finalmente, ma è l'ora di uscire dal guscio. Non merito di stare qui dentro.




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