venerdì 31 agosto 2012

La confusione

Sono qui che aspetto A. e mi domando se lui preferisca il silenzio, o se in qualche modo riesca ad apprezzare i rumori che il mondo circostante produce.
A. è un chitarrista, o per lo meno lo era (non riesco ancora a perdonargli questo abbandono, spero temporaneo) e dire che non ami l'amplificatore che non solo produce rumore, ma anche sensazioni perfettamente percepibili attraverso la pelle, attraverso il naso persino (sapete quel solletico sulla punta quando le vibrazioni sono molto forti), sarebbe sciocco.

Ma per esempio di cosa ha bisogno quando si sta addormentando? Del respiro di una persona accanto? Della sua canzone preferita? Del silenzio assordante che una casa ben isolata può offrire?

A volte me lo chiedo, mi domando come vivano il silenzio e il rumore i miei amici. Ne ho pochi (il che non mi dispiace), faccio presto a fare il giro di domande, ma ogni volta che ne pongo faccio danni, perché vengo fraintesa, oppure risulto invadente. So che chiedere "cosa ne pensi del rumore?" non ha nulla di così personale ed intimo da suscitare imbarazzo, ma senz'altro richiede una risposta un minimo pensata e ho notato che accanto a me non sempre le persone abbiano voglia di pensare. Vogliono parlare a ruota libera, perché a me piace ascoltare, mi piace ascoltare tantissimo! Ma mi piace fare domande, solo dio sa quanto io ami fare domande.

Più le persone passano tempo accanto a me e meno pensano e più si allontanano. E' bizzarro. Non pensano perché io le costringo a farlo e ci sono cose che è meglio lasciare negli abissi, non è vero? Con la forza non si fa nemmen l'aceto. No? Non ho bisogno di finti sorrisi, io voglio il dolore, o una risata fragorosa nel cuore dell'alba. Ho fatto scappare un sacco di gente, ma non riesco proprio a fermarmi e allo stesso tempo ho bisogno anche io di stimoli, magari anche fastidiosi, altrimenti non analizzo più aspetti nuovi del mio essere, continuo a rimuginare su quello che di me già conosco bene.

Sono così felice che negli anni mi sono portata dietro superstiti della mia invadenza!

Ma sono ancora più contenta perché ho imparato ad incanalare la mia voglia di conoscere ogni singolo dettaglio che compone un individuo sul mio cammino, perché così talvolta riesco a dosare le domande, ad aspettare il momento giusto e soprattutto il mio interlocutore trae piacere dalla nostra conversazione.

Sono anche felice di aver conosciuto un paio di persone di cui mi fidi. Nemmeno io sospettavo di quanto bisogno avessi di fidarmi di qualcuno, di contare sulla presenza di una persona, di pensare al suo nome nel dolore e nella gioia, con il desiderio di condividere certi momenti della mia vita, senza paura di essere giudicata.

Una delle mie parole preferite nell'amore rimarrà sempre e comunque "incondizionato".



giovedì 30 agosto 2012

Il mio gatto

Non vado matta per i gatti. So che suona assurdo, perché ho molte foto con gatti e tutto sommato qualche volta non mi dispiace accarezzarli, ma vi assicuro che è tutta una questione di comune accordo: "io non piaccio a te, tu non piaci a me, ci ignoriamo un po' per la pacifica convivenza".

E' strano, perché a Firenze ho una micia e solo a vederla la prenderei a calci in culo, è capricciosa, maleducata, penso sia perché io e la mia coinquilina l'abbiamo presa che già era grandicella e qualcuno ha ben pensato di darle i poteri che non merita.
Ogni tanto entra in camera mia, si sofferma sull'ingresso, mi guarda, capisce tutte e se ne va. Brava.
Una volta, non so perché, è venuta da me mentre piangevo per chissà quale arcano motivo e mi ha leccato via due lacrime. Sono rimasta sconvolta. Ma dopotutto anche io asciugherei le lacrime ai miei nemici, nella sconfitta o nella vincita segna la fine di una battaglia.

A casa di mia madre ho lei invece, oh sì lei, quella magica bestia che mi legge nel pensiero. Mi incute terrore nella notte se la faccio arrabbiare, o mi si appoggia alla schiena e disegna un pentagramma di fusa che mi rimbomba nella cassa toracica, per accudirmi.
Cinque minuti fa ci siamo guardare negli occhi a lungo, perché lei dormiva e io ho acceso la musica, lei si è girata un po' così, come dire, sfavata, però poi si è sciolta perché forse il pezzo non le dispiaceva. Mi ha guardato con un che di "ti perdono".

Quando mi guarda così mi sento proprio far parte dell'universo e mi sembra che questa gatta sia la mia guida attraverso le stelle. Così maestosa, imponente, saggia, sicura di sé, elegante, telepatica.
Poi vabbè... vede un cazzo di moscerino e addio magia. Son gatti.

E' l'unico gatto che io abbia mai amato e mi manca molto non potermici rotolare insieme tutti i giorni.


Avevo bisogno di un post non socialmente, emotivamente, personalmente impegnativo.

Scusate.


Emme

Una lettera che ha fatto irruzione nella mia vita, così, all'improvviso e senza bussare.
Si è presentata con un grosso sorriso e con uno zaino pieno di macchine fotografiche. 
Ha avuto il potere di farmi sentire altrove in casa mia e mi ha fatto tra le foto più splendide e significative che io possa ricordare.
Ha colto in pieno la mia femminilità nel modo più spontaneo, non si è mai imposta ed è riuscita a catturare qualcosa di molto intimo della mia vita privata, una cosa che non permetterò mai più a nessuno.

Emme mi ha fotografato insieme a Marco e in maniera pregnante ma allo stesso tempo delicata, ha rappresentato uno scrigno protetto, forse anche troppo, in cui pochi hanno sbirciato. Ha congelato momenti che mai più ritorneranno e a vederli col senno di poi sembrano delle semplici rappresentazioni artistiche, ma nel momento dello scatto trattenere il respiro non era sufficiente.

Avendo avuto la possibilità di collaborare nuovamente con GQ Italia, non ho potuto non intervistare una fotografa così estroversa ed energica, nonché in qualche modo importante nella mia "vita privata" e nella mia crescita professionale.


>>>cliccare qui per leggere l'intervista





























p.s. onde evitare polemiche, chiarisco una cosa:

Non sollecito minimamente i fotografi a scegliere le mie foto, quella di inserirmi nell'intervista anche come modella è una scelta loro, spontanea ed incondizionata.
Non me ne viene in tasca niente a fare la cogliona opportunista e di certo non ho bisogno di elemosinare pubblicazioni con le mie foto.
In questo caso a me interessa scrivere ed è quello che faccio, l'impaginazione non dipende da me e anzi, se avessi io l'incarico di selezionare le foto, preferirei evitare quelle rappresentanti me (non so se più per una forma di correttezza o se per evitare pensieri insensati della gente ignorante).

Cheers!

lunedì 27 agosto 2012

Torsione

Ieri ho dormito male, poco, in strada di fronte casa è successo un putiferio, vicini che urlavano, polizia. E poi zanzare, caldo...
In condizioni pietose mi sono alzata dal letto alle sette, ho preso lo zaino in spalla e sono salita sul mio treno per Roma.

Pino mi ha accolto, all'uscita della metro, con una macchina che mi ha più o meno dato il quadro generale di quello che mi aspettava. Tranquillità, stile, sigarette.

Non c'è una polaroid che lui mi ha scattato che non mi piaccia. Al di là della luce, dei colori, di tutto quello che poteva dipendere da lui, sono io.
Per la prima volta mi sono guardata attraverso una foto e mi sono vista come mai uno specchio avrebbe rivelato la mia immagine.
Ero bella. Il mio corpo era bello. Quelli che prima vedevo come difetti si sono trasformati in punti forti, in peculiarità fisiche irripetibili, uniche, espressive, perfette.

Mai mi era successo di posare per qualcuno che riuscisse a guidarmi in modo tale che potessi lasciarmi andare. A darmi le giuste dritte senza limitarmi, a tirare fuori il mio massimo, a far torcere il mio corpo nella giusta direzione, nella direzione della mia prospettiva migliore e non solo di quella della luce.
Mai un fotografo ha tirato fuori certi piccoli dettagli che hanno fatto la differenza. 
E soprattutto mai mi sono sentita BENE nuda di fronte a un obiettivo, mi sono sempre trovata a mio agio, in generale, anche con il porco di turno. Ma BENE no, BENE è supremo, come se starsene nudi fosse la cosa più giusta del mondo, forse lo è.

Non credevo davvero che mai più avrei avuto piacere a posare nuda in uno studio e invece si è rivelato per me unico, migliore di tutto quello che mi viene in mente.

Mi ci voleva una giornata produttiva e mentalmente rilassante come quella per rivalutare le mie capacità di modella.
Me ne stavo sul treno di ritorno e macinavo, macinavo, macinavo con il mio cervellino tutto quello che fino a quel momento mi era mancato per comporre il puzzle perfetto nel mio portfolio.

Credo di essere cresciuta un altro poco.
E credo che non serva ringraziare Pino, è il suo modo di essere, non è un favore che mi ha fatto. Ho cercato di fare anche io del mio meglio per il risultato finale, per entrambi.
E come rispose  Charo Galura alla domanda "qual è il fotografo con cui ti sei trovata meglio?", io non farò altro che ripetere "Pino Leone" senza ombra di dubbio.

Negli ultimi quattro giorni ho conosciuto persone meravigliose comunque, anche fuori dall'ambito fotografico e non c'è niente di più bello al mondo, per me, che circondarmi di persone che mi facciano stare bene, che non abbiano paura di dirmi la verità, che non sentano il bisogno di entrare con me in competizioni di vario genere.

Sono stanca di tutta questa corsa per nascondermi dalle persecuzioni virtuali, di bloccare contatti, di tenere skype su "assente" per evitare di rispondere a domande del cazzo, di stare attenta a quello che scrivo perché hanno tutti la coda di paglia.

Basta. Davvero basta. Chi vi caga, ho da pensare a come migliorare la mia persona, a come arricchire la mia vita con esperienze, seppur negative, sincere, pure.

Ho bisogno di nutrirmi con foto, di farle vedere perché sono belle, perché sono curiosa di sapere cosa i miei amici ne pensano, di condividere con chi conta o con chi sa apprezzare quello che è un pezzo grande della mia vita.

Continuate a raccogliere i consensi su facebook, sarà per voi sicuramente appagante e sicuramente andrete lontano.

Vi auguro il meglio e vi mando in culo in modo sincero, senza i sorrisi che accompagnano un messaggio sarcastico su internet.
Io intanto mi guardo queste foto e penso a quanto sono felice di avere la possibilità di comunicare soltanto con viso e corpo secoli di parole mai trovate per esprimere un amore.

Se non è stile questo!







mercoledì 22 agosto 2012

Non pensare

A volte penso a delle storie, ma non so ancora organizzare una così grande quantità di informazioni, non so incanalare le emozioni. Una storia deve essere scritta bene, le parole devono avere il giusto posto, devono essere scelte impeccabilmente. I verbi pure devono essere perfetti. 
Per me scrivere è come parlare, non trovo il tempo per sistemare tutto, posso solo cercare di farlo nella maniera più corretta possibile, senza dosare troppo i termini, talvolta sbagliando.

E' un fluire.
Non saprei mai scrivere una storia fluente, ecco perché ho mille bozze ferme da mesi, se non anni.

Però è un peccato.
Ho in mente l'immagine di Dario sul balcone, con la testa reclinata all'indietro, con delle grosse gocce che gli cadono sul viso, sulle palpebre chiuse e leggermente tremolanti, un po' per l'emozione, un po' per l'impatto.
E penso che una figura del genere deve assolutamente comparire nel romanzo che sto cercando di scrivere dall'anno scorso. Non saprei che carattere esattamente attribuirli, sono stati quasi tutti distribuiti.
Magari Dario no, ma la scena che lui ha generato sì. Un qualcosa di prezioso, di sottile, che ha cercato di condividere con me nonostante io non fossi lì, nonostante non l'avesse minimamente descritto.

Sono delle specie di tatuaggi sulla retina.
Devo tenere gli occhi aperti per non vederli, per tenere gli occhi aperti devo scrivere. 

Descrivere questa scena al meglio sarebbe come essere lì, avvicinarsi senza sapere bene cosa fare. Disturbarlo con una domanda cercando di leggere i suoi pensieri? Sfiorarlo sapendo che non si muoverà perché ha percepito i miei passi in punta di piedi ed era preparato? Affiancarsi ed alzare la testa cercando di assorbire con i sensi quello che lui cattura con la sua pelle? Scattare una foto...? 

Descrivere questa scena significherebbe aprire una porta con infinite possibilità. E' come quando pensiamo alle mille cose che potremmo fare con la persona che ci piace e che non sa di piacerci. Sono fantasie con cui si nutre lo spirito, che ci fanno sorridere di primo mattino dopo aver dormito poco, o che ci fanno passare la voglia di scendere dal treno quando arriviamo alla nostra fermata.

E' una questione delicata e non basteranno un paio di pagine bianche e una penna per risolverla.
Ma non devo pensare, non a quest'ora, non la mattina prima del caffè. 

E' un pensiero sottile e sibilante che striscia negli spazi disoccupati del mio corpo, è un serpente nella sabbia. Prima o poi spiccherà un balzo e sarà fuori un una frazione di secondo.
E' acqua in un vaso di sassolini. Prima o poi arriverà sul fondo.

Allora capirò come fare.

Per ora... non devo pensare.



lunedì 20 agosto 2012

La mia Anna

Dico mia anche se non è mia, ma è bello dirlo e forse quando ci vediamo, o quando parliamo, è un po' quello che sento. 
Credo di averlo sentito dal suo primo sguardo in stazione quando è venuta a trovarmi, ancora abitavo con mia madre, la prima volta per farmi delle foto.
E' qualcosa di puramente femminile, un'intuizione profonda ma poco percettibile, quando sai che la persona che stai per conoscere ha dentro di sé un mondo che non potrà che affascinarti. Ha qualcosa di affine al mio spirito e visto che è lei quella che cattura le mie emozioni su pellicola, niente da togliere alle sue fotografie digitali, non sapevo fino ad ora in che modo avrei potuto fare io qualcosa per lei, rendere giustizia alla sua bellezza.

E' una ragazza bellissima, ma non essendo io fotografa, o per lo meno non disponendo io degli strumenti giusti per immortalare la sua immagine, ho potuto fare leva solo su quello che più o meno so fare, o che mi viene naturale fare: scrivere.

Non sono una giornalista, ripeto, né ho diploma o laurea che certifichino il fatto che io sia capace di scrivere in maniera decente, ma visto che più di una volta sono stata pubblicata come quella dietro le quinte, una scrittrice appunto, posso avere un po' di fiducia in me e continuare a farlo finché avrò possibilità.

Così il GQ Italia ha deciso di propormi questo progetto avviato da poco, una serie di interviste ad artisti che si occupano di polaroid. Non so se scriverò ancora per loro, ma per il momento vi propongo questa intervista che ho fatto ad Anna, sperando di sdebitarmi un minimo per tutto quello che questa persona mi ha dato.


>>>cliccate qui per leggere su GQ<<<

Io ho un debole per le polaroid, non lo posso negare. Salvatore Vitale dice che sono troppo semplici, nel senso, non valorizzano le capacità di un fotografo, ed è vero! Perché con una polaroid a parte la scelta della situazione e dell'inquadratura non puoi fare molto, scatti e preghi venga fuori come vuoi, o per lo meno nella maniera migliore. Però è proprio questa semplicità, questo limite che mi affascinano, perché non è facile catturare un'emozione con uno strumento così imprevedibile e testardo.


domenica 19 agosto 2012

Un gesto

Ci conosciamo da tanti anni e penso tu sia la persona che meglio mi conosca al mondo.
Non ho paura di dirti niente, non riesco a mentire perché ancora sorrido quando mi guardi mentre cerco di dire una cazzata.
Con te posso solo essere sincera e questo per una volta è molto bello.

Non significa che io non abbia paura di ferirti, ma è che siamo entrambi diventati delle sequoie nel nostro piccolo.
Io, quando le cose riguardano te, mi faccio del male da sola, non sei tu, vedi? Sono Immune. Forse anche tu.

E la cosa mi rende così triste.
Vorrei poter gridare all'universo intero che non ho più paura, ma non servirebbe a niente.

In una di queste estati, anno dopo anno più afose, eravamo sdraiati sul tuo vecchio nuovo divano, in una di quelle situazioni imprecisate che io avevo paura di definire e a cui tu forse non davi la stessa importanza; avevi la sigaretta congelata tra le labbra, come in una foto e se fossi stata capace te ne avrei fatta una che rendesse giustizia all'espressività di un piccolo dettaglio. All'improvviso l'hai accesa, facendomi alzare un po' la testa dalla tua spalla, e tenendola tra l'indice e il pollice mi hai fatto fare un tiro.

L'ho trovato un gesto carino. Per me tutto quello che riguarda le sigarette è carino, specie quando si condivide la propria, o quando si accende e poi si passa. Farmela fumare così è un gesto di amore. Almeno nella mia testa. Voglio che rimanga così, non importa se mi illudo, io non ho niente da perdere. Ho fatto troppi danni nella mia vita per la paura di perdere le cose più importanti.
Sì, ti avvicino il posacenere perché ti osservo, mi piaci.

Io che paragono i sentimenti al fumo delle sigarette. Chi non ha ricordi di sigarette legate a situazioni del passato, non può capire.

Ci sono certi amori autentici che tramontano, poi fanno capolino a Est la mattina dopo, non importa quanto sia stata buia e ardua la notte.
Siamo tutti dei girasoli maledetti, inchiodati alla nostra pacifica terra, incapaci di fare un passo, incapaci di non farci abbindolare dal Sole, di non seguire con lo spirito questo Amore.




We've failed
It's just what we deserved
And for these two years of our lives
Not worth discussion, no excuses, not a word

venerdì 17 agosto 2012

Mutande e sigarette

Ogni numero imprecisato di mesi si manifesta, per lo più sul mio viso, quella cosa chiamata dermatite atopica.
Che nome bizzarro per degli sfoghi cutanei. Quello sono.
Ma negli anni ho scoperto che i medici usano il termine atopica per dirti in modo gentile che per te non c'è speranza in quei giorni e ti illuderanno che una crema che ti durerà massimo tre giorni e costerà non meno di venti euro possa alleviare le tue pene (Beavis: "eheh, ha detto pene, eheh").

Vabbè, c'è chi soffre di diabete, quella è più difficile da prendere in confidenza, conviverci nei primi anni è dura.
Io ho solo il viso che va a fuoco, poi passa e torno ad essere una persona normale per la gran parte del tempo.

Oltre al famigerato stress, che secondo i medici è sempre la causa principale di ogni male, sono intollerante a mille cose. Non posso mangiare le pesche, non devo esagerare con le fragole, non devo nemmeno guardare le ciliegie, devo mangiare le uova saltuariamente, se la farina sfiora le mie labbra si irritano subito, la mela mi fa male allo stomaco e mi fa leggermente stringere la gola.... 

Che ansia!
Io vengo da quella città che un tempo era chiamata Alma-Ata, che in kazako significa "padre (o nonno) delle mele". Abbiamo le mele più buone del mondo e anche se la maggior parte dei kazaki mi stanno sul cazzo, ci sanno fare.
E non posso mangiare il frutto della mia città.
Un po' come gli psicologi che hanno i figli schizzati, o le insegnanti con il secondogenito con una pagella disastrosa.

Con la dermatite le cose da evitare aumentano, almeno per i giorni di picco. Anche se non sono certi prodotti a svilupparne l'aggravamento, saranno lo stesso da escludere dalla mia alimentazione.

La dermatite, ebbene sì, è causata dallo stress e ho notato che ogni volta che non riesco a gestire bene le emozioni, queste è come se si riversassero sulla mia pelle. Perché non ci sono più lacrime, perché far uscire il sangue dalle vene non è naturale.
Ma è passabile se sto lottando per un amore. Sempre meglio che soffocare per via di una ciliegia.

Poi, una cosa che non mi ha detto il dottore, sono intollerante alle persone, a certe persone.
Nelle ultime settimane, se non in questi mesi, MI AVETE SCASSATO IL CAZZO.

Quindi. Io vado a spendere altri soldi in creme ed antibiotici e a ripensare al mio grave errore di essermi di nuovo fidata, come una cretina. 

E quando la mia pelle tornerà a essere bianca e perfettamente liscia, per il vostro cervello non ci sarà più niente da fare.


Ma bando alle ciance. 
La cura migliore per questi sfoghi concreti di rabbia e preoccupazione sono le sigarette. Posso fumarne tantissime senza che mi diano alcun fastidio, alla faccia delle pesche.
E poi è ancora estate, è ancora fottutamente estate, quindi non posso che starmene sdraiata sul pavimento, in mutande, fumando di tanto in tanto.
O posso guardare le gambe di Erika che mi svolazza a destra e a sinistra in cerca di una pace interiore che forse pensa di trovare negli oggetti che lei ha creato e che la circondano.
O posso canticchiare sulle improvvisazioni di questo ragazzo coi riccioli foltissimi e dita veloci su una chitarra rimasta un po' troppo a lungo al sole.
C'è dell'erba qui o me la sono sognata, non so più se rido per quello o per via di fumetti porno letti a voce alta, imponente e dantesca. Nemmeno mi ricordo il nome di questo omero improvvisato.
Posso dimenticare i problemi per una notte senza rifugiarmi nelle persone, ma facendomi circondare da loro, senza dimenticare chi sono, cosa amo e perché ho preso determinate decisioni.

Quindi fatela finita con le vostre cagate su twitter, su facebook, per mail, per telefono. Mi lasciate in pace cristo santo? Non voglio stare sulla barca con voi, a forza di bisticciare fareste affogare tutti e sareste capaci di dare la colpa a me.

Voglio ancora sentire l'odore dei fiori senza la necessità di fotografarli per farli vedere a chi pesa il culo per uscire.

Fanculo.



giovedì 9 agosto 2012

Gloss Magazine Issue 5

Ho buone notizie, per lo meno, non so per voi, ma per me lo sono.
Se siete appassionati della moda, degli editoriali, o se avete l'abitudine di leggere qualche rivista qua e là, penso che possa essere interessante buttarci un occhio.

Sono nuovamente su Gloss Magazine, il free press di Roma, sempre grazie a Roberto Roto, ma questa volta non solo come modella, ma anche come... Beh, non ho mai studiato giornalismo e mi limito a scrivere qualcosa ogni tanto, quando ne ho la possibilità. Come feci per C-Heads Mag un paio di volte.
Insomma ho scritto il testo per il mio editoriale, è a pagina 120 e poso insieme a due bellissime modelle: Olga Shapoval (copertina di Gloss n°4, dentro al quale c'è un altro mio set) e Sabrina Cereseto (Italia's Next Top Model 3° edizione). E' stato un onore lavorare con due professioniste di tale portata. Inoltre si sono rivelate due persone aperte, divertenti e interessanti. A volte sono cose di cui sento grande mancanza nel mio lavoro.

Mentre a pagina 24 c'è sempre un set di Roto e ho nuovamente contribuito con il testo.

Non ho fatto ricerche approfondite nel fashion, né ho analizzato troppo i capi, mi sono basata sulle mie semplici impressioni e sul modo più genuino per trasmettere qualcosa a riguardo ai lettori.

Insomma, vi lascio link. Enjoy!


Cliccate qui per andare direttamente alla rivista online

Il magazine verrà anche stampato al più presto e io sinceramente non vedo l'ora di avere la mia copia.

Sono piccole soddisfazioni. Se posso contribuire con la mia bellezza sono contenta, in quanto modella; ma se sono i miei pensieri che prendono forma, è qualcosa che va oltre.

La bellezza non è per sempre.

lunedì 6 agosto 2012

Odio l'estate

Non è vero.
Solo sopporto male il caldo e odio l'abbronzatura. Il mare mi piace, magari al tramonto. Pure la sabbia nelle mutande è divertente (basta lavarsi, così, ve lo dico in caso non lo sapeste).

Anche i vestiti appiccicaticci contro la pelle mi piacciono, perché quando si beve molto e si segue una dieta sana il sudore non ha cattivi odori, è solo bagnato. Adoro tornare a casa, sfilarmi tutto e infilarmi sotto una doccia fresca.

Mi piace legarmi i capelli e sentire aria sul collo. Mi piace allontanare la maglietta dal seno e soffiare dentro. Mi piace lavarmi le mani con acqua gelida. 
Mi piace uscire a fumare in giardino, mi prendo il mio vero momento sigaretta. Sai quando ce l'hai nuova tra le dita, ti siedi, la accendi, tiri una boccata e ti senti già meglio. Con l'ultimo tiro i problemi hanno già fatto il giro del mondo e sono tornati da te come un lupo che ha perso il pelo dopo l'inverno.
Tira un vento caldo, ma la temperatura si è abbassata, è tutto più sopportabile.

E poi per me l'estate è come il sabato mattina. Aspetto l'Autunno e mi basta chiudere gli occhi per pensare alle mie scarpe migliori, alle calze leggere, alle parigine, alle gonne più belle, a un po' di rossetto. E poi ai colori, al vento, all'odore di mandarini e in ottobre torna la voglia di cioccolato caldo, si tirano fuori i golfini, si può stare sdraiati in terra coi calzini. Torna la voglia di leggere.

E il plaid sulla veranda della nonna. I tè aromatizzati della mamma, il sole che si indigna prima, così le notti sono più lunghe, c'è più tempo per creare e io mi sento meno in colpa se dormo mezza giornata.

In questo periodo penso molto ai viaggi e sembra quasi che la mia nonna non sia mai morta, mi spaventa quasi percepire qua e là l'odore della sua casa, degli alberi che la circondavano. Il tratto di strada che percorrevo con mio padre quando mi accompagnava in campagna per tutta l'estate, è come un solco nato negli anni, a forza di scavare... e scavare....

Non odio l'estate, spero solo che passi in fretta.