sabato 3 novembre 2012

I ganci nei bagni

Sono circa quattro giorni che sono qua. Mi sento meno strana e più a mio agio, anche se ancora mi guardano storto perché fumo il tabacco sfuso. Perché se in Almaty ti vedono farti una sigaretta da solo, indubbiamente stai facendo altro. E' così e cercheranno pure di annusarti. Ma i russi, i kazaki quel che cazzo sono, siamo, sono, siamo aperti.
Se prima sono allibiti, poco dopo sono accanto a te che imparano a farsi la sigaretta e se la fumano e ti diranno pure che il tabacco ha un sapore a differenza delle sigarette industriali.

Nessuno qui ascolta il tipo di musica che scriviamo io e il Boniz, ma ho fatto sentire Jealousy a un po' di persone, soprattutto musicisti, e sono rimasti a bocca aperta. All'inizio non hanno capito, ma hanno comunque realizzato la qualità del prodotto, la bellezza dei suoni e probabilmente poco dopo si sono andati a documentare sul genere.

Qui la gente ride un sacco e se a primo impatto nessuno sembra capire il sarcasmo, in realtà è perché stanno prendendo in giro te. Sono persone intelligenti e colgono l'attimo in ogni cosa che fanno. Sono profondi, si vede nello sguardo e anche se i giovani fanno bene o male quallo che ogni giovane fa in Italia, sono abituati a scavare dentro di sé un po' di più; fa paura, fa male, ma è necessario per un bene superiore, per non cadere nell'apatia.

Ieri sono andata in discoteca. Ci sono rimasta. Le mie amiche non ne possono più, dicono che è sempre la solita solfa, mentre per me il posto era incredibile, così carino e i tavolini ovunque gratis e tutto il primo piano adibito ai fumatori e la gente che balla davvero, che sente il ritmo e che può essere impacciata quanto vuoi ma non andrà mai fuori tempo.
E i cocktail buoni e i gancini per le borse nei bagni e il guardaroba gratuito e la musica commerciale, ma non orrenda quanto nella maggior parte delle discoteche europee. Mixaggi buoni, persone vestite con gusto e ragazze che non ti guardano male, ma ti fanno i complimenti (dopo qualche bicchierino, perché sono timide).
I ragazzi sono distanti, ma guardano, si vede che scrutano, che cercano, ma si avvicinano sempre rispettosamente, salvo qualche cafone che non ci risparmia nessun paese.

Qui non ti chiedono il numero, ti chiedono se sei sposata. Sì, questo è allucinante, ma basta sparare che hai tre figli e non ti rompono il cazzo.
Qui sposarsi e avere i figli presto è la norma, penso sia un fattore sociale, un'abitudine, una cosa radicata, ma che avviene in maniera felice e naturale, almeno nella maggior parte dei casi.

Ovunque tu vada, qualsiasi casa tu visiti, che sia di amici o conoscenti, ti offriranno il tè o il caffè, più il tè. E qui posso dire noi. Noi beviamo il tè a tutte le ore e anche durante i pasti, è una cosa desertica, tipica, d'estate fa sudare e raffredda, d''inverno scalda. Il tè è prettamente sociale, socievole, tutto ha un senso e i silenzi imbarazzanti vengono occupati dai sapori più disparati. 
Anche se passi cinque minuti soltanto per un affare, devi farti versare il tè, sennò sei rude.

In questa grande città gli orari non esistono.
Tutti mangiano quando hanno fame, la famiglia si ritrova quando capita, quando prende bene, se non succede nessuno si offende, ma mangia e se ha voglia cucina anche per gli altri che mangeranno quando avranno voglia.
Di notte puoi andarti a comprare lo zucchero, o lo shampoo, qualsiasi altra cosa che solitamente trovi di giorno.
Non fa proprio al caso mio perché sono leggermentissimamente fuori città, in dieci minuti di macchina raggiungo la via principale e se ho fortuna e non trovo traffico sono in centro in un baleno. Ma comunque è rassicurante sapere che se ti seghi un dito puoi semplicemente andare in farmacia, piuttosto che fare la coda al pronto soccorso.

Due sere fa sono stata al Shakespeare, un pub molto british style, coi camerieri inglesi (indiani che parlavano inglese) e un sacco di signori vestiti in modo singolare. La musica era buona e il sistema di aspirazione permetteva di fumare all'interno. Che goduria. Poi buffo, io e altri bevevamo cocktail, birra, ma intorno potevi trovare qualcuno che mangiava (all'1 di notte) o che beveva un tè caldo. Really International Dunno Style. Scherzo. Ma è stato divertente, è stato bello scoprire che certi locali creino più situazioni per accogliere tutte le richieste della clientela.

Poi ho fatto una cosa che sognavo da anni e che di recente ho visto fare in Quei Bravi Ragazzi di Scorsese: attraversare la cucina di un locale. Io e Vlada siamo andate in un Grand Hotel Nomeacaso perché una sua amica canta nel piano bar/club lì dentro. Così poi siamo state nella sua stanza a ridere per ore, è stato incredibile! Questa lavora nell'albergo e la sera può dormire lì, ha una stanza tutta sua che può utilizzare come meglio crede. 
Per uscire siamo passate dalle cucine. Cazzo, non so in quanti possano capirmi, ma è stata un'emozione, più o meno come tornare a casa in taxi con il flute di champagne in mano (un altro ricordo indimenticabile, in cui ho un po' alzato il gomito dopo un party post sfilata di stocazzo e sono semplicemente uscita col flute in mano e sono salita in taxi).


Il clima è secco e comincia a fare davvero freddo, l'escursione termina è pazzesca, ma di notte in ogni caso è molto più sopportabile che in Italia, perché non c'è umidità e in qualche modo te la cavi. MA fortunatamente non c'è ancora la neve. Sono super attrezzati, in caso, ma aridità o umidità, la neve è la neve.

Domani vado nel deserto, poi proseguo per Charin. Un canyon che prende il nome da un fiume, sono decenni che non ci vado e mi chiama, mi chiama... Il vento ulula e io so di appartenere a questa terra, voglio toccarla, annusarla, sporcarmici e voglio impegnare bene il mio primissimo rullino. Questa macchina fotografica è amore puro, già la amo, ci tengo, è speciale. E' pesantina, ma averla appresso è come tenere per mano un fidanzato, lo senti, ma non ci pensi.


Insomma, mi piace stare qui e anche se ancora non vado d'accordo col cane di mio padre (googlate "alabai" e studiatevi la razza, poi capirete). E' un cazzo di orso antipatico. Ha un muso meraviglioso, viene voglia di strizzarlo, ma questo mi ringhia, ancora non si fida e sente che ho un po' paura, quindi fa il ganzo, no? Fanculo.

Potrei parlare per ore di questo posto, ma sono stanca e comincerei a raccontare cose a caso. Meglio di tutto un poco, per ora. Vorrei ancora parlare del mercato e di come funzionano i negozi, i supermercati, di come si comportano tra loro i fidanzati, di che effetto incredibile fa l'acqua di qui sulla mia pelle (mai avuta una pelle così liscia e morbida), di come viene cucinata la carne, di quanto sono meravigliosi i parchi e di quanto siano larghe le strade. Ma con calma, poi, forse, domani mi tuffo in un ricordo molto lontano e ho finito le parole.


Mi manca ancora D.
A tratti prende malissimo, ma non perché non sono lì e nemmeno perché lui non è qui, anche se credo alcune cose potrebbero proprio sballarlo e mi dispiace non possa vederle con i suoi occhi; prende malissimo perché ho voglia di parlare per ore e lui non è qui e posso dire solo a lui determinate cose. Credo.






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