mercoledì 10 ottobre 2012

I langolieri!

Prima di cominciare è mio dovere lasciarvi un link.
Ho fatto una nuova intervista a quello che io chiamo Cinasky. Il soprannome è nato nello studio di Simone Lezzi più di due anni fa, ormai tre, per il semplice fatto che Sinapsi (attualmente Giangiacomo Pepe), in qualche cosa ci ricordava il Grande Lebowski. E Giacomo non si è mai lamentato, quindi per me rimane Cinasky, con questa leggera assonanza col suo vecchio pseudonimo.

L'intervista è più semplice ed intuitiva, non ho dovuto osservare le sue foto a lungo, un po' perché le conoscevo, un po' perché a parte il cambio dei soggetti, le situazioni si fanno eco tra di loro.
Ma mi ritengo comunque soddisfatta, anche se sto ponderando su cose più articolate per le volte successive. Ho proposto a GQ di introdurre una novità e ha accettato di buon grado, quindi devo impegnarmi al massimo, perché mi stanno sempre più a cuore le idee mie, sono come figli e mi mettono una grande ansia! Non che io non abbia rispetto per quelle altrui, ma è più semplice, perché io faccio e loro giudicano, così invece mi metto in gioco di fronte a me stessa e spero che io e me siamo ancora in buoni rapporti.

QUI L'INTERVISTA



Tra un set ed un altro, scrivendo qua e là ed organizzando il mio viaggio in Kazakistan, sto impazzendo.
Ma sono felice, perché sto leggendo molto, come mai ho fatto in vita mia probabilmente.
Fluttuo da Stephen King a Stefano Benni ed essendo loro entrambi, in maniera differente, visionari, mi fanno saltare in aria gli ultimi neuroni rimasti.
Sto leggendo The Secret Window, The Secret Garden e nonostante io abbia visto quel film niente male con Johnny Depp nei panni dello scrittore solitario, non riesco a schiodarmi dal libro che non smette di sorprendermi.
Ancora mi tremano le mani e il respiro rimane sospeso. Un editore una volta mi disse che King scrive cazzate e io non ho dibattuto, sì, Stephen (ormai siamo amici) scrive cazzate, ma sfido chiunque a scriverle bene come solo lui sa fare.
Anche se non sono del tutto d'accordo, perché i capolavori come IT, Cujo o I Langolieri, sono insuperabili, sono di una fantasia talmente malata e introspettiva e insospettabile, che gli scrittori come Anne Rice dovrebbero cominciare direttamente a scrivere sulla carta igienica.

I pozzi neri, i varchi spazio-temporali, cani idrofobi confondibili con il famosissimo mostro nell'armadio. Ma come fai? Come fai a rendere tutto ciò reale? O forse mi trascini lì dentro e divento un involucro fluttuante anche io?
Qualsiasi cosa sia, è favoloso. Stephen King stesso diceva, alla fine di Stagioni Diverse, che spera di essere riuscito a donare al lettore la cosa più preziosa, ovvero una fuga, seppur breve, in un altro mondo.
Non leggo per fuggire, leggo per esplorare anche altro. 

Con gioioso orrore mi rendo conto che sto invece portando nella mia realtà, quello che fino a poco tempo fa era fantasia. Mi aspetto che da un momento all'altro nel cielo e in terra appaiano regolari strisce che stanno a indicare il niente.
Inoltre ho un volo da prendere a fine mese e mi costringerò a dormire a quota 12.000 metri, così se si disegnasse un varco e io ci dovessi passare attraverso, almeno non scomparirei insieme alla maggioranza dei passeggeri. Spero anche che a bordo ci sia, naturalmente addormentato, un pilota.

Il passato che si sgretola e i langolieri che divorano tutto, indistintamente, bizzarri e curiosi. 
Ma è

SPOILER

alla fine della storia che la mia vita ha cominciato a cambiare drasticamente.
I nostri eroi, così mi piace chiamarli, atterrano in malo modo nell'aeroporto di Los Angeles e con terrore realizzano che anche qui non c'è vita.
Eppure sentono il vento e una serie di suoni che non hanno nulla a che vedere con lo scricchiolio dei langolieri.

Cazzo, io dico cazzo, sono arrivati in anticipo nel futuro e stanno assistendo alla nascita della realtà!

Dopo aver visitato l'aeroporto, anzi, l'ex aeroporto di Boston, senza suoni, né sapori, né odori, con lo scorrere delle giornate stranamente veloce, si rendono conto di quanto ogni piccola cosa che hanno sempre dato per scontato sia preziosa, unica e fondamentale nella vita di ogni essere umano.

E io ho chiuso il libro, ho bevuto tanta acqua e l'odore dei freni del treno su cui stavo giungendo a Milano non mi ha infastidito minimamente, perché è così che deve essere, piacevole o sgradevole, deve esserci.
Tutto esiste e non si può escludere niente, altrimenti il mondo assumerebbe un'aria sinistra  e non ci sarebbe più spazio per la cosa che di più in assoluto diamo per scontata: la scelta.

Se non potessimo scegliere, la differenza di colori, sapori, odori o la varietà di superfici, non esisterebbe, non sarebbe utile.

Quindi io penso che prima che i langolieri arrivino anche davanti all'oblò del nostro aereo "occhi rossi", dovremmo guardarci di più intorno. Quante volte ve lo devo ripetere? 
Boh, rido e pure questo tè sembra fare meno schifo, mentre il ticchettio dei tasti è assordante e l'odore del tabacco si sente a distanza.



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