mercoledì 31 ottobre 2012

Almaty

Sono qui seduta con le finestre spalancate, fuori è freddo e dei kazaki fanno baldoria nella casa di fronte. Non è granché, ascoltano proprio roba di merda.

Sono qui in un altro continente che non ho più il cuore di chiamare casa, l'Italia non mi manca, oh se non mi manca, ma qui non mi sento del tutto a mio agio, forse è ancora presto. La città è bella, grandissima, piena di bei palazzi, di farmacie giganti dove ti vendono anche le calze e di ipermercati che hanno una sezione intera solo per i dentifrici.
All'interno vi puoi bere la birra o comprare del pesce secco in dei pacchetti che ricordano le caramelle. Nel centro commerciale trovi il cinema, la pista da pattinaggio sul ghiaccio e l'internet point aperto 24 ore su 24.
Le strade sono larghe e il traffico nel pomeriggio è inaffrontabile, i parchi sono molteplici e i mercati sono convenienti, il parcheggio si trova senza problemi e ai semafori c'è il conto alla rovescia per il verde.

Ma sto leggermente fuori dal caos e di fronte a me c'è un'antenna di un centinaio di metri grazie alla quale mezzo Kazakistan può guardare la televisione.
Nel cortile c'è un cane prettamente asiatico, dicono fuori non si trovi facilmente, viene esportato ed è una razza creata per uccidere chiunque cerchi di violare il tuo domicilio.
Oggi ho provato a dargli da mangiare e ha cercato di impossessarsi anche della ciotola, ha la testa grande quanto tre mie e se si alza sulle zampe posteriori è più alto di D.
Prendo come esempio D. perché mi manca, è l'unica cosa a mancarmi dell'Italia e direi che è una bella sensazione. Tra qualche giorno sarà peggio, starò più a mio agio qui e odierò di più l'Italia e vorrò invece avere lui vicino, più vicino.
Ogni livido sarà perdonato.

Domani io e mio padre andiamo a prendere la Zenit, una vecchia reflex analogica che lui aveva regalato a una tipa, oggi l'ha sentita dopo anni e ha scoperto che la macchina non le serve, che funziona ancora senza problemi e che giusto due giorni fa l'ha trovata in cantina (da tagliarle le manine) e ha pensato che forse sarebbe stato il caso di renderla al proprietario originale. Le coincidenze.
Voglio affrontare la fotografia a pellicola, voglio pochi scatti a disposizione, l'attesa dello sviluppo e la MIA totale dipendenza della riuscita della foto. Non mi dilungherò negli effetti che una macchina del genere produce, rispetto a una ricostruzione dei colori digitale, ma senz'altro li preferisco.

Tra qualche giorno incido un paio di pezzi nello studio di papà, dove poi dormo in realtà, ha deciso di rincularmi quassù da sola perché mi conosce e perché sa che non tocco la sua roba.
Sono eccitata all'idea, perché i pezzi sono blues e io non canto seriamente blues da anni. E mio padre è un musicista incredibile, non voglio né posso deluderlo e mi emoziona ogni volta che mi prendo un "brava", vuol dire che me lo merito davvero.

Dovrei finire di lavorare a un paio di interviste, ma posso solo attendere, ho fatto, per il momento, tutto quello che dipendeva da me. Saranno due bei articoli, significativi per me su più fronti. E poi le fotografe/modelle (fanno degli autoscatti della madonna) sono con un cervello così e quando incontro donne del genere mi attivo subito, ho bisogno di persone stimolanti, perché maturo, faccio cose migliori e ho un confronto puro con il mio stesso sesso. Succede di rado.

Non so, volevo scrivere un sacco di cose, ma i pensieri si sono accavallati e ho in testa dei pesci che nuotano in un acquario del supermercato con sopra appesi i prezzi al kg.

Quante cose da fare in due settimane, quante da raccontare, ma poi penso che forse le foto sono più esplicative, anche se queste fanno piuttosto cagare, scattate proprio da turista, non avevo voglia di perdermi, volevo essere istintiva e documentare e poi la mia dgt fa cagare, è limitatissima. Quando non ho il totale controllo sulla luce che voglio catturare mi saltano i nervi, allora meglio guardare e tenersi le cose nella testa e lavorare sul proprio linguaggio, sui termini e sulla giusta costruzione della frase per rendere le impressioni a parole. Se c'è qualcuno disposto ad ascoltare, vale sempre la pena esprimersi bene, accuratamente e senza aver paura di emozionarsi nel portare alla luce dei ricordi.

Vaneggio. Vi lascio alle foto, magari nei giorni seguenti riesco pure a mettere insieme due frasi sensate.

Non c'entra nulla ma... che figo è questo video? 



M.I.A, Born Free from ROMAIN-GAVRAS on Vimeo.












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