giovedì 5 luglio 2012

Treno

Oggi tornando da un lavoro mi è capitato, dopo un po' di tempo, di fare una tratta che amo molto, di notte. Percorso di 50 km che avrò fatto infinite volte negli anni.
Hai presente l'ultimo treno? Pieno di deportati dell'altro mondo, con un Lucifero improvvisato munito di paletta da vigile che cerca di domarli tutti... No? Vabbè, lo so io.
A metà strada sono saliti 20 americani e si sono sparsi intorno a me tipo piaghe, hanno fatto discorsi idioti e a me hanno cominciato a sanguinare gli occhi per la quantità di CIABATTE -perché non so come chiamare altrimenti quelle scarpe- che ho visto tutte insieme.
Ho tentato di distogliere lo sguardo per guardare fuori, ma con il buio fuori e la luce dentro l'unica cosa visibile era il mio riflesso, che non avevo alcuna voglia di vedere. Ho visto anche altra gente attraverso il vetro sporco, ma non ha suscitato in me molto interesse.


E' che io sogno di incontrare una persona nuova, vitale, con un odore buono e una cultura ricca e riservata. Sogno un essere umano che parli molto, ma nei momenti giusti, che risponda alle domande senza aspettarsi le risposte cavate con la forza. E sul treno mi faccio questi viaggi mentali in cui non faccio niente, dormo accanto a qualcuno che indomani dovrà inesorabilmente partire, lasciando lo spazio vuoto al mio fianco e l'odore dei suoi capelli.


In una canzone de Il Genio una flebile voce canta "sul cuscino un tuo capello nero, morto ucciso". O qualcosa del genere insomma. Mi ha sempre divertito. Rappresenta un po' la mia vita sentimentale ideale, quella che ancora stento ad accettare, ma che prima o poi irromperà sul mio tetto devastando la diga di complessi e di idee che mi hanno imposto, in un modo o nell'altro, nella vita. 
Come se tutte le relazioni fossero uguali, come se una storia seria dovesse per forza essere duratura, come se il rispetto si cominciasse a vedere dopo più notti passate insieme.
Che stress.
Ma non ho altra scelta, se non voglio essere infelice devo cercare la complicità in altri modi, da altre parti. Ci sarà sulla faccia della terra qualcuno che vive come me, che si gode l'attimo, che non ha bisogno di sapere con precisione se sta insieme a qualcuno secondo la religiosa convenzione.


Infine ho fatto il tratto di strada dalla stazione a casa e verso la fine ho rallentato solo per finire di sentire un pezzo in cuffia. Tu lo fai mai? Non so, mi sento dissanguare quando i pezzi che mi piacciono vengono troncati a metà, mi dà noia persino quando vengono mixati tra loro durante i djset (a meno che non siano completamente stravolti e remixati). Poi non mi piace entrare in casa con le cuffie addosso, perché l'immaginazione che viaggia con le note si ferma appena varcato il portone d'ingresso ed è il momento di spegnere tutto, lavarsi dalle impressioni urbane e passare ad ascoltare altra musica, diffusa per tutta la stanza.
La cuffia è roba da viaggi.



2 commenti:

  1. anch'io detesto quando viene stoppata una canzone a metà.
    Soprattutto alla radio, quando interrompono i pezzi rock, esattamente quando sta per arrivare il tanto atteso assolo!!
    Te stai lì tutto eccitato aspettando il jimmy page della situazione e... tam, niente assolo, niente orgasmo. a letto e senza cena.

    Per questo non ascolto la radio.
    La radio nega l'orgasmo musicale.

    [stronzate delle 4 di notte...]

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  2. la radio migliore è la radio in streaming :D

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