domenica 22 luglio 2012

Sabbia

Sento un vento incredibile fuori dal finestrino, proprio un boato che mi impedisce di comunicare con Micky. Tanto vale aprire e mettere la testa fuori, penso.
Ma stiamo andando particolarmente veloce, non riesco a tenere gli occhi aperti, mi vanno i capelli in bocca. Decido di tornare alla postazione iniziale.
La cosa bella dei viaggi in macchina è che anche se stai seduto, vai, quindi trovi pace, ma non ti annoi. Poi il paesaggio è nuovo, monotono, ma diverso da tutto quello che ho visto finora.
Per Las Vegas mancheranno 200km, almeno credo, ancora non ho imparato le unità di misura qui. Ma che importa, noi andiamo, la benzina c'è.


No, però ora gli chiederò di fermarsi, voglio sentire il vento un po' meno forte e il sole, lo voglio vedere. Quando mi capita di nuovo? Per quello che mi riguarda potrei non vedere mai più nemmeno il mio giardino. Anzi... che cazzo dico, sicuramente... mai più.


Il dottore ha detto che ho un mese, più o meno. Potevo fare questo viaggio solo con Mick, solo lui avrebbe continuato a vedermi normale, come prima, senza preoccuparsi di ogni mio movimento.
Si è fermato, che strano, non gliel'ho nemmeno chiesto, non l'ho nemmeno guardato.
Non l'ho mai visto piangere, mai, nemmeno quando è morto suo padre.
Eccolo lì, fermo in mezzo a Nevada State Route 160, mi guarda e pronuncia un nome che non è mio, Crystal. 
Ha capito che probabilmente ripercorrerà quella strada da solo, tra poche settimane.
E io non lo so, forse mi viene da piangere per quello, perché non lo vedrò mai più, che importa degli altri? Che importa se non sono riuscita a vivere in Canada o a rendere mia madre fiera di me, rivedere mio padre.


Ci sediamo di fronte la macchina. Credo ci siano 40° e la pelle un po' mi brucia, ma mi fa sentire incredibilmente viva, voglio farmi il più male possibile, perché poi non sentirò più niente. Il medico mi ha riempito di siringhe e antidolorifici sufficienti per stendere un'armata, ma ancora non ne ho avuto bisogno, anche se a volte mi vengono i crampi.
E' tutto sopportabile e non risparmio più sulle sigarette! E' bellissimo.


Siamo qui, sotto questo sole ardente e sconosciuto e non abbiamo paura di morire, è proprio così che ci si sente. Stare seduti in mezzo a una strada, luogo comunemente ritenuto rischioso, e non avvertire alcun pericolo.
E' così che ci si sente quando non si ha più controllo sulla propria vita.


Non lo so, non so più cosa pensare, cosa dire. Mi sposto dalla strada, mi sdraio tra queste erbacce secche e batto le mani sulla sabbia, vicino al viso, cerco di non chiudere gli occhi e sento i granelli abbattersi sulla cornea. 
Adesso ho una scusa per piangere e le lacrime si raggrumano sul viso sporco, rossiccio, sembra sangue.
Non voglio arrivare a sanguinare spontaneamente e senza motivo.
Ho un po' paura. Ho voglia di vivere. Ma non ho alcunissima scelta, posso solo decidere di morire prima e un essere umano che abbandona la propria progettualità è già un essere umano morto.


Voglio bruciare viva qui, come un serpente incapace di muoversi.







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