domenica 3 giugno 2012

Fuoco

Presa da una crisi di nervi momentanea ho preso tenda e... neanche sacco a pelo, una coperta e me ne sono andata in montagna. 
Molto disorganizzata, felice e rilassata, completamente svogliata, non so come mi sono anche fatta convincere a fare un giro nei pressi di questo lago gigante. E' stato bello, ma avevo già nostalgia della mia tenda che non montavo dal 2009 (in realtà è una tenda modalità pannello riflettente e io manco i picchietti ci volevo mettere, ma poi mi è sembrato saggio farlo).
Avevo scandito nella mia testa l'immagine di Tolmino, di uno strato di nebbia sopra il fiume, dei miei amici che non ci sono più (non sono morti, peggio, hanno deciso che le relazioni e la musica siano meno importanti di un matrimonio). Avevo sulla pelle la sensazione di umidità di allora e la poca voglia di lavarmi i capelli, odore di cibi fritti poco raccomandabili e il desiderio di fuoco.


Quella volta in Slovenia non ho avuto la possibilità di accenderne uno, o forse non ero nelle condizioni di farlo, o forse non era ancora il momento. 
Così, ormai parecchie ore fa, evitando per miracolo di incendiare mezzo bosco, abbiamo acceso il fuoco. No. L'ho acceso io, poi ci sono stata dietro insieme a L., ma lo sentivo molto mio, come un figlio, non mi fidavo a lasciarlo lì da solo e vivace, nemmeno per andare in bagno, nemmeno se di L. mi fido ciecamente.
Avevo questa irragionevole paura che si potesse spegnere, non da un momento all'altro, ma lentamente, fino a diventare brace, fino ad ammiccarmi con pigrizia da là sotto senza che io potessi fare niente.
Quel fuoco era il mio amore e l'avevo creato con una certa passione, con impegno, con la voglia di farlo durare. Era mio e ne ero gelosa, inspiegabilmente gelosa e il calore irradiato a 360° gradi mi sembrava eterno. Eppure dal profondo del mio... cuore? Si dice così? Dal profondo del mio cuore sentivo nascere la consapevolezza che prima o poi sarebbe giunto il momento di andare.
Si tratta sempre di andare avanti, andare come dei treni diceva A. E fa male e mille motivi nascono dal niente per trattenerti, qualcosa ti lega sempre di più al passo precedente, ma non ti devi mai fermare, perché ci sarà sempre il momento di accendere un fuoco e di prendersene cura, basta saperlo fare, altrimenti si rischiano danni molto grossi ed irreversibili. Sarà la paura di bruciare una foresta intera che ogni volta mi fa andare indietro invece che avanti.


Tra civette e cinghiali mi sono addormentata con qualcosa piantato nella schiena, con i piedi freddi e una solitudine nel... cuore? che non avrei voluto colmare, ma qualcosa di indomabile nella mia testa ce l'aveva con te perché non eri lì.




La mattina è nata una specie di dialogo per cui ho riso molto sulla via di ritorno, probabilmente lo trovo divertente solo io, ma non ho granché paura di ridere:


- E si sentì un ticchettio sordo nella terra proprio alla sinistra della loro tenda. Lei rabbrividì per un attimo e voltò la testa verso di Lui, in silenzio. Lui fece trascorrere qualche secondo e sussurrò "Sono qui...." Lei sospese il fiato, Lui proseguì "le cornacchie... sono qui". - 



La pericolosissime cornacchie erano lì.




foto (perdonate la qualità, sono fatte con un cellulare):










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