domenica 27 maggio 2012

Usa e getta

"Sei arrabbiata con me".
No. Allora. Per me non vale la pena arrabbiarsi, non perché la persona non valga i miei sforzi, ma perché sostanzialmente si sprecano solo energie senza risolvere niente. Ci si calma, un briciolo di calma, bisogna ragionare, respirare e guardarsi intorno. Anche se ammetterò che a volte farsi accecare da tutto questo male è piacevole, è come se per un attimo io non fossi più padrona del mio corpo, è come se i miei muscoli in tensione fossero il conduttore perfetto per qualcosa che dentro non può più stare. E' come piangere, ma più incanalato, a tratti quasi sensato.


Una volta nella vita mi sono arrabbiata con qualcuno che non fosse mio padre, che poi... con mio padre non ho mai sfogato niente.
Ero in questa sala prove improvvisata con quelli che all'epoca erano veramente miei amici. Me lo ricordo bene perché è l'anno in cui ho preso un ragno in mano e ho smesso di avere una paura folle di queste creaturine.
E c'eri tu, piegato sulla chitarra con la testa reclinata in avanti, come se solo il tuo strumento potesse capirti. Sembravi così afflitto, o deluso, o carico di una qualche energia a me incomprensibile. Io non ho mai parlato su toni così alti, mai, non ho mai detto quelle cose a nessuno, non ho mai avuto dimostrazioni di isteria in pubblico come quella volta! Sarà che davanti ai nostri amici andava bene così, sarà che ero innamorata e spaventata anche io, ma non avevo la testa per realizzarlo. Tanto poi passo da stronza epica in ogni caso e, senza alcuna commiserazione, ho imparato a interpretare questo ruolo con dignità, non per accontentare quelli che vogliono necessariamente appiopparmi un'etichetta, ma così... per proteggermi. E' bello sorridere di fronte a qualcuno che SA che è tutto finto, davanti a qualcuno che ti conosce e che può spezzare quel sorriso in un attimo e farti sentire uno schifo. E' bello fidarsi di qualcuno che può farti toccare il fondo per poi tenderti la mano.
Almeno... io l'ho sempre trovato meraviglioso, soffrire per uno scopo, soffrire per crescere, soffrire per esorcizzarsi. 


Poi ogni tanto nel corso della mia vita ti rincontro e penso a queste cose e non riesco a non visualizzare nella mia mente quel cavolo di momento di sclero. Sembra la scena di un film drammatico, anche se col senno di poi mi viene quasi da ridere, non avevo nemmeno spento il microfono. E loro due in silenzio, con lui che ti guardava preoccupato. Dai, eravamo amici, eravamo tutti preoccupati.


Vorrei che tu sapessi che non ti ho usato, che non ho mai usato nessuno e che se sono scappata è perché probabilmente non sono poi tanto differente dalle tipe che solitamente infami. Poi c'è da dire che a 18 anni non capiamo una sega. Non che fosse poi tanto tempo fa, ma sembra essere passato un secolo.
Vorrei anche avere la certezza che non mi abbia usato tu, oppure no? Ma che importa. Ti voglio bene.


Oggi non ho ancora fumato.
Sto malissimo! Questo per dimostrarti che conti nella mia vita, anche se non ci sei, anche se non ci sono.






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